giovedì 1 dicembre 2016

step 19 - anatomia di un colore

STORIA, NON STORIA, FORTUNE E SFORTUNE


Bianco fantasma: un colore giovane, ben definito ma proprio per questo poco celebrato.

Prima del 1987, anno della codifica X11 da parte del MIT di Cambridge, nessuno aveva mai pronunciato le parole bianco fantasma in riferimento ad un colore preciso. Nelle migliori ipotesi il bianco fantasma era un ingrediente, uno spirito tormentato, a tutti gli effetti una metafora dello spettro che il nostro colore si porta con sé, come una sorta di influenza negativa. Prima della sua nascita ufficiale, il bianco fantasma era uguale al bianco antico, al bianco fumo, al bianco di zinco e di titanio o al bianco floreale: ogni sfumatura del bianco puro risultava la medesima. Certo, magari il colore in analisi tendeva più al blu piuttosto che al giallo, ma risultavano differenze talmente infinitesime da poter essere confuse con una semplice variazione di luce.
La storia non diventa più rosea dopo la famigerata codifica X11: il battesimo del bianco fantasma non aumenta la sua fortuna od il suo uso, al massimo permette di identificare esattamente una sua applicazione accidentale. Effettivamente, come analizzato nel primo step, il nostro colore si vede e non si vede, esiste puramente in relazione ad altre tinte, evanescente come il fantasma di cui porta il nome. Magari può influenzare l'umore e la percezione di un altro colore, ma raramente l'occhio si soffermerà tanto a lungo da apprezzarne le qualità (ammesso che si riescano ad identificare delle qualità...).
Si spera che in vecchiaia il nostro colore trovi più fortuna di quanta ne abbia avuta finora, nella sua breve e triste storia.

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