mercoledì 19 ottobre 2016

step 06 - i colori nella scienza

Premessa: il bianco fantasma, venendo ufficialmente riconosciuto e catalogato solo nel 1987 con la codifica X11 ed essendo una sfumatura davvero lievissima del bianco puro, evidentemente non compare in alcun testo scientifico. L'indagine quindi verterà sul ruolo del bianco nella scienza inteso in senso più ampio.
Al fine di non aprire parentesi che rischiano derive per nulla attinenti all'argomento trattato, eviterò di indagare scienze quali la medicina, la chimica o la biologia, o più in generale discipline che presentano punti di contatto puramente accidentali con il colore.

prisma in materiale polimerico che mostra la rifrazione dello spettro luminoso. Fonte: http://obrazky.4ever.sk/tag/31343/lom-svetla























È invece l'ottica la disciplina scientifica che meglio si presta a questa ricerca: dalle sue radici filosofiche e metafisiche all'evoluzione scientifica, il bianco è sempre stato accomunato al concetto di luce. Come tutti i colori, anche il bianco viene percepito unicamente grazie alla riflessione e alla rifrazione della luce. In particolare Newton nel 1666 fu il primo a dimostrare che la luce bianca era il risultato della somma di tutte le onde (in frequenza) contenute nello spettro del visibile (quindi da tutti i colori) ed emanate con la stessa intensità. Il primo ad avere questa intuizione fu Leonardo da Vinci, pur non disponendo delle conoscenze e degli strumenti per dimostrarlo.
Successivamente, svariate teorie del colore presero forma con il passare dei secoli, e in ciascuna di queste il bianco fu sempre considerato come luce pura, come grado massimo di luminosità di ogni colore, come opposto del nero. Fu utilizzato come medium per sviluppar teorie riguardanti la complementarietà e la percezione dei colori, ma sempre figurando come mezzo e non come variabile.
Nonostante l'apparente abbandono dei colori in ambito filosofico Wittengenstein, intorno al 1950, precisò alcuni aspetti percettivi e psicologici del bianco, relativizzando il concetto di bianco "puro".
Appena qualche decina di anni prima, durane l'esperienza del Bauhaus, i docenti si erano riavvicinati ad un approccio primitivo, metafisico ma al contempo scientifico al colore, nel quale il bianco figurava come non-colore, essendo inoltre indissolubilmente legato alle tendenze del Movimento Moderno.
In ultimo, in campo sociologico e psicofisico, il bianco (ma anche il bianco fantasma in questo caso) fa capolino nella creazione di interfacce web, non come colore dominante ma come complementare: l'utilizzo di bianchi sporchi, come nel nostro caso, permette infatti di mantenere un aspetto neutro e pulito, senza affaticare l'occhio con un bianco #FFFFFF, troppo luminoso per gran parte delle applicazioni video e web.

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